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Plastici, diorami, impianti modulari

In generale un plastico è una rappresentazione tridimensionale in scala ridotta di una determinata porzione di superficie terrestre comprendente anche la riproduzione in eguale rapporto di riduzione delle opere architettoniche presenti.
Il plastico può essere realizzato a fini professionali, per far meglio comprendere un progetto, o a fini modellistici e ludici.
Si ricade senz'altro in questa seconda fattispecie quando si coniuga il sostantivo "plastico" con l'aggettivo "ferroviario". In questo caso i modellisti prestano molta attenzione alla riproduzione in scala del "movimento" dei rotabili ferroviari.
Il "plastico ferroviario" si è diffuso nel dopoguerra con le prime realizzazioni industriali a basso prezzo ed ancor più negli anni del boom economico degli anni '60. Prima della seconda guerra mondiale esistevano rari esempi in possesso di pochissimi fortunati.
Anche grazie all'opera di divulgazione compiuta dalle ditte produttrici con i loro cataloghi, per "plastico ferroviario" si intende un oggetto caratterizzato da un gran numero di binari, raggi di curvatura molto stretti, intrasportabilità dell'opera finita (a volte neppure di quella incompleta - da un garage ad una soffitta... mica più lontano!), salite e discese da capogiro. Nei plastici tutto lo sforzo del modellista è finalizzato al movimento dei treni e, più ce ne sono, maggiore è la soddisfazione del proprietario e dei visitatori. Spesso però, a meno di colpi di scena ad effetto, l'interesse del visitatore (e a volte anche del proprietario) scema molto velocemente.

Molto diversi sono i "diorami".
Se cerchiamo questa parola sui vocabolari troviamo:
- raffigurazione con cui, utilizzando una particolare illuminazione, si riesce a dare al pubblico l'illusione di un panorama reale
- il panorama ottenuto con quadri disposti verticalmente che, per mezzo di una opportuna illuminazione e della prospettiva, producono l'effetto di una visione reale.
I "diorami ferroviari" sono la risposta dei modellisti che non dispongono dello spazio necessario per fare un plastico e si sono diffusi in concomitanza con la riduzione degli spazi nelle abitazioni moderne.
Poco binario, molta attenzione all'ambiente ferroviario, qualche possibilità di manovre e brevi movimenti dei treni, ma nessuna occasione di vederli sfrecciare.
Sono a volte delle vere opere d'arte in cui ogni centimetro quadrato è pensato e giustificato in base a precise conoscenze tecniche, naturalistiche, artistiche.
In Francia vengono realizzati anche in forma di quadri tridimensionali con prospettive forzate dall'uso di scale diverse ed un sistema di illuminazione che rende onore alla definizione da vocabolario della parola.

E poi ci sono gli "impianti modulari" che intendono riprodurre al meglio ogni aspetto della ferrovia e dell'ambiente attraversato.
Ogni modulo è quindi trattato con il dettaglio di un diorama ma, grazie a testate normalizzate, ha la possibilità di essere collegato ad altri moduli, realizzati anche da altri modellisti, per formare un impianto di dimensioni considerevoli come quello di un'intera palestra di basket.
Ecco allora che si possono realizzare con fedele rispetto del rapporto di riduzione in scala curve di raggio elevato, stazioni curate in ogni dettaglio, compresi scambi e angoli di deviata realistici, e soprattutto curare il movimento dei treni organizzando secondo un orario i treni passeggeri e merci fra le numerose stazioni dell'impianto.
Naturalmente i considerevoli spazi richiesti difficilmente possono essere occupati in permanenza pertanto questi impianti hanno natura effimera: vivono lo spazio di un week-end dopo un accurata preparazione durata anche settimane o mesi ed alla domenica sera ognuno dei partecipanti ritorna a casa con il proprio modulo nel bagagliaio della propria auto. Alla prossima occasione saranno utilizzati per un impianto modulare con una diversa conformazione e con un diverso orario.

Come tutte le schematizzazioni anche quella precedentemente esposta si presta ad interpretazioni quando la si vuole applicare ai casi pratici: ecco che si vedono plastici curati come diorami e con orario per la gestione del traffico o impianti modulari con componenti incompleti che mal si adattano alla definizione di "insieme di diorami".

foto
note

Un paio di moduli realizzati da Mario De Prisco (la "Diramazione" e "La curva dell'uliveto") magistralmente fotografati dal direttore di TTM.

La didascalia della foto, a corredo dell'editoriale del numero 45, parla in maniera del tutto impropria di "plastico" FREMO-Calabria quando invece si tratta di un impianto modulare.

Tale semplificazione si giustifica solo con intenti divulgativi nei confronti della maggioranza dei lettori.

foto Benedetto Sabatini
data 24 ottobre 2010



Anche se, come tanti, son cresciuto aspirando alla costruzione del più grande schema presente sui cataloghi di premiate ditte modellistiche, da tempo ho riconsiderato la faccenda: semplicemente a me non garba riprodurre questo o quel plastico visto un tempo immemore quando ero ancora bambino.
Sono semplicemente interessato a riprodurre la ferrovia che conosco: binario in mezzo alla natura, stazioni di campagna con pochissimi scambi ed un esercizio dove gli automatismi non servono. Semmai ti serve un amico in più cui affidare la guida di un treno!

Dal 2004 realizzo la mia ferrovia modello seguendo gli standard modulari definiti da FREMO, il club di amici fermodellisti europei.

Accumulo i miei moduli in garage, montati in un impianto che non ha ancora una conformazione ben precisa anche perché lo spazio è quello che è. Ma non manco occasione per partecipare ad eventi che consentono di "spaziare" e realizzare impianti di più ampio respiro.

In attesa di riuscire ad organizzare un meeting FREMO, con tanto di orario, pianificazione dei servizi passeggeri e merci, etc.

Forse la ferrovia che conosco è povera... ma non sono interessato a possedere una di quelle "spaghettate" di binari che spesso si vedono in giro. E dico questo con tutto il rispetto per il lavoro di chi esegue simili lavori, per l'operazione memoria che compiono, per la bravura da "organista" nel dirigere il traffico dei trenini che si inseguono, etc.
Belle cose da vedere in ogni occasione, che mi coinvolgono emotivamente, che però riproducono PLASTICI visti altrove, non la FERROVIA.

Ecco perché sono convinto di non possedere un plastico nonostante nel mio garage ci siano alcuni moduli FREMO collegati fra di loro.

E' solo un modo diverso di intendere il modellismo applicato alla ferrovia. Non è detto che sia migliore dell'altro ma credo siano due cose da non confondere.

Qualche chiacchiera ed un sondaggio sul forum 2g.





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